MISTICO HAPPEL JUVENTUS MINKIA CLUB


Il blog del tifo juventino mistico happelliano

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martedì 2 dicembre 2008

Il calcio del Paròn


Anni, anni fa,

quando io stavo muovendo i primi passi nell'arringo calcistico internazionale, fui richiesto da un amico che dirigeva una rivista di tipo familiare senza grandi pretese — mi pare avesse il titolo di « Cose nostre » — di un articoletto che spiegasse ai suoi modesti lettori le ragioni morali di essere di questo « calcio » che muoveva e commuoveva le masse e che tanto interesse destava in alto ed in basso loco.

Lo scrissi, quell'articoletto: ed ora, a tanta distanza di tempo mi capita fra le mani. E mi pare che esso si addica al caso, come prologo alla narrazione di tanti anni di vita spesi per lo sport della palla rotonda. Sono passati parecchi lustri, e lo stile è un po' quello di una volta. Ma l'essenza, almeno per me, non è cambiata, ed io, autorizzandone qui la riproduzione, lo dedico a quanti, in tanti anni di lotte sui campi di giuoco, ho conosciuto in buona fede ed in onestà di senso sportivo.

Questo nostro sport del calcio, che affascina le folle, è un moralista. Non lo si direbbe a giudicare da certe intemperanze che avvengono sui campi di giuoco od attorno ad essi, ma così è. Lo è come prima cosa nel regolamento, che costituisce la quintessenza della praticità e della saggezza assieme.

Il regolamento permette l'urto maschio e vigoroso fra uomo e uomo; non ammette il colpo proditorio. Il regolamento ferma nel « fuori giuoco » il giuocatore che, colla posizione che assume, tenta di frodare l'avversario. Il regolamento non permette l'uso di mezzi illeciti, infligge ai colpevoli punizioni di diversa gravità a seconda delle infrazioni commesse; espelle il recidivo, il violento intenzionale e le misure che esso contempla a danno di chi ha mancato sono tutte contemperate alle situazioni che dalle mancanze sono state create: dalla rimessa laterale, al fallo ad uno o due calci, al calcio d'angolo, su fino al rigore.

Le norme che regolano il giuoco impongono il principio dell'autorità, senza di cui l'ordine non può esistere. Delegano una persona a decidere nei casi controversi, ed esigono dai contendenti pieno rispetto nei riguardi di essa: quel rispetto senza il quale nessuna vita in comune fra uomo e uomo è possibile.

In applicazione di queste norme il campionato pone tutti coloro che vi partecipano su uno stesso piano: fa giuocare ogni contendente una volta sul proprio campo ed una volta in casa altrui; dà tempo e modo a chi sbaglia di riprendersi; non fa dipendere il risultato da un'ora di euforia o da un momento di disgrazia; aspetta a fare la somma dei meriti e dei demeriti messi in mostra in una lunga serie di prove distribuite nel tempo, per attribuire il titolo di vincitore.

Il giuoco è profondamente umano. Degli uomini che lo praticano, ed anche di quelli che vi assistono, mette in luce doti e difetti con assoluta sincerità.

Rivela le qualità subdole degli uni e l'animo fermo degli altri. Indica chi sa stare calmo nelle avversità. Distingue il vile dall'eroe. Ammette che, in determinate circostanze, si possa cadere ed offre con immediatezza il destro perché ci si possa riprendere. Svela ambizioni, interessi, debolezze, tempra i caratteri. Il giuoco molto spesso « castigat ridendo mores » colle situazioni che crea, con gli episodi a cui dà luogo, colle contraddizioni di contegno che, negli uomini, mette in mostra. Il giuoco sceglie due schiere d'uomini, li fa forti e robusti, li prepara alla lotta, li sostiene, li incita, ne fa due strumenti duri, volitivi, contundenti; poi li prende, li lancia gli uni contro gli altri, e una volta che sono nell'agone interviene e non vuole che si lascino guidare dai bassi istinti e li costringe a sostenere ognuno la propria ragione senza che dai binari della regolarità e della correttezza si esca.

Vuole la cortesia, che in fondo è la vita, ma vuole che essa sia improntata ad onestà, a nobiltà quasi.

Questo è il regolamento. Che poi da esso, come nella vita, qualcuno sgarri, è un altro conto. Il giuoco non diminuisce della sua grandezza per questo e del suo significato morale.


Nereo Rocco



ciao carca,
mi sono imbattuto fortunosamente in un libro del grande Nereo Rocco stampato nel '60, che parla della sua esperienza calcistica e di quarant'anni di calcio italiano, non ancora ammorbato dalle ripartenze veloci, dai terzini che fluidificano e dai centrocampisti che aggrediscono gli spazi anziché il malleolo nemico
Pur senza profeti e spacciatori di football pare che in quegli anni si riuscisse a giuocare al calcio con discreto profitto. Ti copio e ti incollo la gustosa prefazione...



Jack Torrone



Che dire, grazie JackT chiunque tu sia...

vieni a trovarci più spesso...:-)

21 commenti:

ju72 ha detto...

vi racconto un aneddoto sul Paron.

Dalle mie parti molti anni fa è venuto a giocare e poi vivere Sandro Turini(ex giocatore di Serie A, io ho giocato molti anni con il figlio), una volta a un pranzo ci racconta la sua avventura al Milan (quello di Rivera e Lodetti).

Turini mi disse, che essendo giovane faceva panchina, ma un giorno leggendo la formazione Rocco fa':
"Bocia(rivolto a Turini) te do' il 7 tieni...", ma Turini rispose, mister il 7 non mi porta bene ho avuto un'infortunio, posso avere l'11?.. e il paron: "...bravo bocia tu hai le palle...Carlo(rivolto al magaziniere) dai il 14 al bocia che va' in panchina...." e lo lasciò fuori....

U carcamagnu ha detto...

altro che murignu...

ju72 ha detto...

calcio d'altri tempi...calcio "pane e salame" come dice un mio grandissimo amico di Cuneo e grande giocatore nonchè allenatore....
...quel calcio dove ti sedevi a un tavolo, parlavi di giocatori, di uomini, del pallone che si chiamava fussball il tutto davanti aun buon bicchiere...e all ca fine immancabilmente si finiva a parlare di belle donne....

sapete quante storie avrei da raccontare del calcio di una volta...tutte imparate la domenica mattina dai vecchi del paese che prima di andare a giocare mi fermavano al bar e chiedendomi dove andavo a giocare al pomeriggio mi iniziavano a raccontare storie incredibili del calcio anni 60-70!

Detari ha detto...

dai jju tiraci su un libro che lo si vende subito

U carcamagnu ha detto...

caro Ju72, non mi è chiaro cosa tu stia aspettando per narrarci di tali amabili chiacchierate...

anzi è la tua seconda rubrica...:-)

mandami il pezzo via mail..

ju72 ha detto...

non me le ricordo tutte, molte mi vengono in mente quando leggo dei pezzi o dei racconti come questo.

Comunque vi assicuro che se mi viene in mente qualcosa di bello non mi tirerò indietro dal raccontarvelo

ju72 ha detto...

comunque molti sono racconti di calcio locale...delle mie parti...allora il terzo tempo non bisognava imporlo c'era naturalmente...come quella volta che un dirigente, raccontano le cronache del tempo, facendo il guardalinee(i guardalinne non ci sono sotto la promozione) si infurio per una decisione e rincorse l'arbitro e i dirigenti avversari per il campo con la bandierina alzata e venne immancabilmente placato con una secchiata di acqua gelata....ma poi alla fine tutti amici e insieme alla vecchia osteria a bere insieme da vecchi amici

Anonimo ha detto...

chissa' perche' il passato ci appare sempre migliore ... forse propio perche' esso non torna piu'e di conseguenza piace ricordare le cose belle ! guya

ju72 ha detto...

oppure vecchietti di 70-80 anni che mi incontrano alla domenica, e mi chiedono ..."oh Luca dove giochi oggi, vengo a vederti, sei ancora al Busca?"...ed io: "tranquillo Felice sono 10 anni che ho smesso, vai a vedere il Cuneo oggi...." chiaramente il tutto in dialetto piemontese...

Anonimo ha detto...

che bello mio caro !!! sai che i nostri vecchi sono la nostra storia ...

U carcamagnu ha detto...

cara guya i penso che una volta le cose erano 'solo' più schiette, più genuine.
i gesti di cui racconta Luca sono dettati da istinto e naturalezza, sono le cose più ovvie e normali che possano venire in mente come il secchio di acqua fredda per calmare un esagitato.
oggi la società per come è strutturata a base ed altezza mediatiche, tende a proporci modelli comportamentali di riferimento per ogni ambito e situazione. ogni volta che seguiamo in modo cosciente o non cosciente uno di questi riferimenti perdiamo di spontaneità. e i rapporti sociali prendono quel retrogusto di finto...

Anonimo ha detto...

MinKia pure la giornata dell'amarcord.......

Anonimo ha detto...

si e' vero carca , noi siamo i figli di quella societa' indubbiamente piu' povera di questa ma molto piu' ricca di umanita' ....

Edoardo Valentini ha detto...

ma una volta non c'erano le veline
non c'era internet
non c'era il black-berry
non c'era il plasma da 42"
non c'era il suv
a 50 anni eri vecchio e sdentato
i pali delle porte erano quadrati
i tacchetti 1 si e 2 no
il pallone era bitorzoluto
i campi senza erba
le docce erano fredde
la stufa dello spogliatoio senza legna o quasi
i guardalinee di parte ti davano la bandierina in testa
le ragazze non ci stavano
i ragazzi che invece ci stavano,
stavano da soli, maschi coi maschi
e femmine con le femmine sin dall'asilo
500 lire normale e 500 super e
facevi il pieno della 500
nella quale se eri bravo pomiciavi
in quattro 2 maschi e 2 femmine
se le femmine non c'erano allora
4 maschi .. al cinema 1 volta alla
settimana perchè in TV 1 canale
bianconero se c'era la TV se no
a letto freddo senza stufa che
si accendeva poco e solo di giorno
e allora quanto si potrebbe ancora
dire e scrivere finchè la memoria ci sorregge e per arrivare dove??
si stava meglio quando si stava peggio???
non so forse ma anche che ognuno
di noi conosce il punto di partenza e non quello di arrivo,
e io su quest'ultimo mi concentro,
non dimenticando il passato e
cogliendo tutto ciò che di bello
posso nel presente fino alla meta
che come sapete per me è
l' ASSOLUTO ...
scappo in cucina ..
oggi milady troverà una pasta
(fusilli) ai carciofi che le farà
dire quanto son fortunata con un
marito come questo!!

ju72 ha detto...

è vero quello che dice Tex anche perchè sono sicuro che all'età del mio amico Felice (se ci arriverò) anche io chiederò ai ragazzi che alleno oggi se giocano ancora a calcio....il bello di certi racconti per me è sempre stato capire come era il calcio una volta, sentirmi parte di tante storie bellissime e soprattutto portare un po' di vita giovane in quella di coloro che giovani non lo sono più....vedere come una volta non c'erano le veline, ma le ragazze venivano lo stesso a vedere giocare a pallone, magari nascoste dai genitori,...un insegnamento che mi è servito anche per spiegare tante cose ai miei piccoli calciatori

Anonimo ha detto...

quanta saggezza caro tex ... si e' vero sappiamo esattamente il punto di partenza , ma mi dispiace solo il fatto ,che una volta e non e' un inizio di una favola ... le persone erano concrete e serie nella loro poverta' ed ignoranza, ed una stretta di mano era leale ed onesta .
Ora ti devi ben guardare da questa stretta altrimenti ti sparisce l'orologio !! guya
ps. pasta con carciofi .... ce' un posto in piu' nella tua tavola ???

Lapo Orso Capo ha detto...

molto bravo questo Jack Torrone come segugio, e non lo dico solo perché è un mio alias, sia chiaro

Detari ha detto...

LOC sei un glande!

U carcamagnu ha detto...

al magiaro gli è venuto l'accento cinese...

Anonimo ha detto...

carca ormai si tarocca tutto in cina ... anche detari !!! guya

Detari ha detto...

si mi taroccano ma mi chiamano Ditali