MISTICO HAPPEL JUVENTUS MINKIA CLUB


Il blog del tifo juventino mistico happelliano

... Guida cosmica per juventini vagabondi ...
qui la mischia è ordinata ...
qui si tengono le castagne, la sopressa de casada, il lardo ed il vino buono

... contiene espressioni di superbia,
arroganza, vi sono le parolacce e le donnine no perchè se le vede la moglie...

... il calcio per il resto è sempre lo stesso ...
22 koglioni in mutande che corrono dietro ad un pallone del kazzo ...

Se ne consiglia la visione a Juventini Superdotati ...



martedì 31 maggio 2011

Con te


E' ufficiale!! ha firmato un biennale che lo legherà alla Juve per 1 anno + 1 anno eventuale di esonero. E' l'inizio di una nuova ed entusiasmante avventura e da questo prestigioso blog, che tra gli altri ha tenuto a battesimo pure Ciro Ferrara e il Zac, vogliamo darti il benvenuto che ti meriti e augurarti ogni successo e traguardo. 
Conteremo i giorni che mancano allo scudetto
Contesteremo Palazzi e il Palazzo
Conterremo le perdite
Conterraneo dei nostri Detari, Frenny e Spotty
Contenacia ti sosterremo
Contenerezza trepideremo per te
Conte uniti partiamo verso la gloria
Conte per la rinascita della Juve
Conte per la ricrescita dei capelli


Con te sempre e solo Conte

Le profezie dei Guri


Delle tante profezie che si accavallano in questi giorni come le gambe delle donne (di cui alla foto esplicativa) ce n'è una che mi colpisce più delle altre e voglio condividerla con voi. Essa narra che verrà un Cavaliere Nobile e senza fronzoli in testa e ripeterà le gesta del leggendario Cantante che senza l'assillo delle coppe seppe arrivare secondo. Questa è anche per me l'ipotesi più probabile tra tutte le profezie che si accavallano in questi giorni come le gambe delle donne ...

venerdì 27 maggio 2011

PoaReto Zigler....

...e diamo il benvenuto anche a questo ricchione, grande grosso e capoccione che verrà a mettersi in coda sulla corsia sinistra dietro de ceglie grosso e compagnia di inutili o dannosi accumulata negli anni.
Poareto in dialetto veneto significa poveretto.
Povero Zigler che dalle ricche lande del groviera e dei cucù viene a sfidare l'ignoto a Torino, città di misteriosi campi d'allenamento segnati dal vodoo, di allenatori impazziti, di orride magliette lovecraftiane.... perchè io quando vedo la juve giocare in casa con la maglia bianca con la fascia di sindaco messa in verticale penso che siamo negli abissi della follia, e che il collegamento striming mi ha proiettato in una dimensione parallela e maledetta dove la juve è la squadra del sindaco di un comune fatto di tre case, un bar, una chiesa e una puttana, lo stadio sono quattro panche accatastate e il campo è fatto con la terra di riporto degli scavi della canonica.
Forza povero Zigler, nel senso facci forza tu a noi, che ne abbiamo tanto bisogno.



puttana di benvenuto

mercoledì 25 maggio 2011

Sapremo ca..Pirlo

ma chi me l'ha fatto fare ...

E' il primo nome della nuova Juventus ed è stato presentato alla stampa. Proprio in questo momento in cui scrivo pieno di commozione cerebrale, Studio Sport, la mitica testata Mediaset ha mandato in onda la sua prima intervista da bianconero. Riassumo dicendo che si è sentito onorato di indossare questa prestigiosa maglia Nike, lui che per anni l'ha sognata indossando la più ordinaria Adidas, e si è detto stimolato di giocare in una squadra che vuol tornare grande. E' il coronamento di una carriera iniziata tanti anni fa e che lo vedrà chiudere ed appendere i tacchetti all'attaccapanni nella più prestigiosa delle società italiane di calcio.
Diamogli un caloroso benvenuto.

lunedì 23 maggio 2011

Il carro vuoto del vincitore



adoro i mister che si tolgono i sassolini dalle scarpe e li mitragliano sulla folla....:-))

sabato 21 maggio 2011

Il problema di molti calciatori

Non bastano i piedi vellutati
non basta essere di origine africana con tutto quello che ne consegue...
vediamo il caso balotelli, giovine da 40 milioni di euri....

giovedì 19 maggio 2011

CONOSCIAMO MEGLIO... LUIS ANDRE' VILLAS BOAS



Ambito dai club più prestigiosi del mondo, tra cui la nostra Juventus, si sta mettendo in luce questo giovanissimo allenatore portoghese, che con il Porto ha suscitato grande curiosità da parte di tecnici e tattici. approndiremo in queste righe la sua storia professionale(molto particolare) e il suo modo di fare calcio.

CARRIERA
 
"Non ho mai pensato di fare il calciatore, anche perchè non ne avrei mai avuto il tempo."
 
Come detto il curriculum di Andrè Villas Boas è molto particolare, con una serie di coincidenze, e capiremo subito il perchè. La storia dell'allenatore più giovane della Liga portoghese comincia in un palazzo di lusso di Oporto. Nel 1993 Andrè è un ragazzino 16enne appassionato di videogame a sfondo calcistico quando comincia ad approfondire il calcio dal punto di vista statistico e tattico. L'anno seguente nell'ingresso di quel palazzo fa un incontro particolare: con Bobby Robson, allenatore del Porto(squadra del cuore di Villas Boas), che si era appena trasferito nello stesso lussuoso palazzo di Andrè. Dalle chiacchierate di circostanza il 17enne Villas Boas passa quasi subito a parlare di tattica arrivando con il tempo ad illustrare all'esperto allenatore di fama internazionale come usare meglio il suo centravanti Domingoz. Robson rimane talmente impressionato dalla competenza di quel ragazzino che lo ingaggia nel suo staff. In quello stesso staff c'era anche Josè Mourinho. L'influenza di Robson porterà Villas Boas ad ottenere a soli 17 anni(fuori dall'età minima) il Patentino UEFA C. Inizia una collaborazione con Robson-Mourinho, durata per molto tempo, nel 96 infatti è a Barcelona e ci resta fino al 2000. Nel 2001, a soli 23 anni, Villas Boas diventa CT di una nazionale: le Isole Vergini Britanniche, ma l'esperienza finisce dopo sole due partite, in particolare dopo una pesante sconfitta per 0-9 e la qualificazione ai Mondiali 2002 sfumata. Villas Boas così torna ad Oporto a vestirsi di biancoblù , occupandosi delle giovanili. In seguito all'arrivo di Mourinho come allenatore della prima squadra, Villas Boas viene promosso come allenatore in seconda. Inizia una lunga collaborazione con l'attuale tecnico del Real Madrid, durata 7 anni tra Porto, Chelsea ed Inter.

Quando si presenta l'occasione da prima guida tecnica Villas Boas non tentenna e torna in Portogallo. L'offerta gli arriva dall'Academica, in una situazione difficile: squadra all'ultimo posto, demotivata, in crisi. I risultati non tardano ad arrivare, in poco più di otto mesi la zona critica è solo un ricordo ed a fine stagione la compagine bianconera si piazza all’ottavo posto ed alla semifinale di Coppa di portogallo. Alla fine della stagione riceve un'offerta dal Porto con cui inizia una cavalcata incredibile e imbottita di successi. Ad Agosto vince la Supercoppa di Portogallo battendo il Benfica. Attualmente ha già vinto la Primeira Liga portoghese con 5 giornate di anticipo, ad oggi imbattutto(27 vittorie e 3 pareggi, 73 goal fatti e 16 subiti) ed è in finale di Coppa portoghese. In Europa League vince il Girone e raggiunge la finale eliminando, tra le altre, il CSKA e il Villareal con uno storico 5-1. Il 18 Maggio 2011 il Porto di Villas Boas si laurea campione d'Europa battendo per 1-0 lo Sporting Braga(al quale, per la cronaca, in campionato per adesso ha dato 38 punti di vantaggio).
 
LA FILOSOFIA TATTICA

Il pensiero tattico e l'atteggiamento

Basta vedere per una sola mezzoretta giocare il Porto di Villas Boas per capire quale sia l'intento dell'allenatore. Difesa alta, pressing asfissiante e in zona superoffensiva, velocità nelle transizioni, gioco elettrizzante e molto vivace. In una parola, divertente. E propositivo. La squadra è molto attiva non sono il fase di possesso ma anche in fase di non-possesso, aggressiva e molto corta. Non conosco i metodi di allenamento di Villas Boas e quello che è scritto in queste righe è solo in funzione delle partite e di quello visto sul campo di gioco, ma da quello che si può intuire credo che in allenamento dia molto risalto all'intensità: il Porto gioca "veloce" e questo gli permette di non soffrire mai l'avversario e di trovare subito le contromisure.

Il Modulo

Il Porto di Villas Boas è una delle poche squadre al mondo a giocare con il "vero" 4-3-3, con 3 attaccanti, uno centrale e due centro-laterali, molto alti che difficilmente si vedono arretrare o stare dietro la linea della palla. I numeri in se e per sè, il modulo, è un aspetto marginale rispetto alla mentalità. Mi preme quindi sottolineare che il Porto di Villas Boas gioca un calcio offensivo, aggressivo, molto verticale e velocizzato. Da qui credo sia giunta la scelta di Villas Boas di utilizzare il 4-3-3 in quanto con questo modulo si riescono a portare un buon numero di giocatori in fase offensiva, si riescono a creare situazioni di superiorità numerica sia sull'esterno che nella zona centrale e nevralgica e si riesce ad attuare una pressione superoffensiva. Inoltre le 3 punte fatte rimanere volontariamente alte consentono una fuidità invidiabile nelle transizioni.

Le caratteristiche dei giocatori

Essendo praticamente la prima esperienza da allenatore di prima squadra per Villas Boas, è difficile inquadrare quali possano essere i giocatori da lui preferiti e le caratteristiche tecniche tattiche e fisiche che l'allenatore portoghese predilige, come fatto in passato con allenatori come Mazzarri, Delio Rossi, etc. Passero' in rassegna quindi i giocatori del Porto che si son messi in mostra sotto la guida di Villas Boas.

-Difesa: mi preme sottolineare il gran lavoro dal punto di vista qualitativo e quantitativo dei terzini del Porto, Sapunaru(dx) e Pereira(sx). Villas Boas non gioca praticamente mai con i terzini bloccati, ai quali è chiesto sempre la sovrapposizione e l'iniziativa, anche se fatta con i tempi di gioco sbagliati. La superiorità numerica sulle fasce la garantiscono proprio i terzini che sono chiamati ad un lavoro di grande generosità e dispendio fisico. La linea difensiva tenuta quasi sempre molto alta, comunque, consente a Sapunaru e Alvaro Pereira di "coprire" meno fette di campo, o meglio, di non prolungare troppo l'allungo-scatto in fase offensiva. Sono giocatori comunque con elevate capacità condizionali.

-Centrocampo: il centrocampo è a 3, con un mediano davanti alla difesa e due mezzali. Fernando, il mediano, con grande fisicità è il "braccio armato" e compie un gran lavoro soprattutto in fase di non possesso, grande quantità nel pressing soprattutto nelle transizioni negative(=quando il Porto perde palla). Nel ruolo di mezzali Villas Boas quest'anno ha schierato più spesso Moutinho(centrosx) e Guarin(centrodx). Le caratteristiche sono complementari nel senso che Moutinho è più "regista" e Guarin si inserisce di più senza palla, ma sono giocatori completi che sanno interpretare al meglio le due fasi di gioco. Guarin è il giocatore che si è messo più in mostra specie in zona goal, straordinario nell'interpretare entrambe le fasi di gioco, dotato di una grande sapienza tattica e "senso" dell'assist, oltre che di grande doti tecniche e facilità di calcio.

-Attacco: il tridente offensivo generalmente è formato da Hulk a destra, Falcao in mezzo e Rodriguez oppure Silvestre Valera a sinistra. Falcao gioca molto su movimenti verticali, soprattutto sulla profondità, essendo un uomo d'area dotato di grandissimo "fiuto" del goal e di grandi capacità in fase di finalizzazione. Gli attaccanti esterni vengono talvolta vengono anche invertiti durante la partita, ma in generale Hulk gioca a dx e Rodriguez o Valera a sx. Hulk è il giocatore più potente fisicamente tra gli attaccanti, mancino naturale, schierato a destra per le grandi capacità di tiratore dalla distanza. Non cerca la profondità ma i suoi movimenti sono a "tagliare" in mezzo al campo, proprio per consentirgli una maggior fetta di campo nel tiro e maggior visione dello specchio della porta. Rodriguez è il meno prolifico a livello di signature, avendo anche caratteristiche più difensive rispetto ai suoi compagni di reparto.

Una piccola parentesi sul portiere brasiliano Helton che, data la linea dei difensori molto alta, staziona anch'egli molto alto quasi in posizione di "libero" ed è spesso chiamato ad uscite, portiere dotato di buona reattività e velocità. In fase di possesso generalmente Helton è chiamato a giocare corto sui difensori centrali, per iniziare una costruzione bassa e quasi mai lo si vede rinviare lungo.
 
La fase di non-possesso palla e l'atteggiamento difensivo

Avrete intuito che l'atteggiamento senza palla della squadra di Villas Boas è molto aggressivo. La linea di difesa è a 4, molto alta e votata sicuramente più verso l'anticipo che all'attendismo. L'aggressività e l'atteggiamento offensivo non devono però creare confusione, dato che il Porto attualmente è la squadra con la più bassa media di goal subiti tra tutte le squadre europee(0.54 a partita). Analizzero' quelli che sono i comportamenti fondamentali del Porto di Villas Boas in fase di non-possesso.
 
Inanzitutto focalizziamo la grande capacità di "reazione" e di lettura situazionale della linea difensiva per quanto riguarda la gestione della palla libera e della palla coperta. Una dovuta parentesi la apriamo per illustrare cosa si intende per palla libera e palla coperta. In linguaggio tecnico la palla coperta è una situazione di gioco in cui il giocatore in possesso palla ha difficoltà a giocare la stessa, perchè pressato dall'avversario/ha sbagliato il controllo della sfera/è stato servito male o con una palla alta. Gli mancano quindi lo spazio ed il tempo per una giocata facile o una verticalizzazione vantaggiosa. 
Si definisce invece palla libera o scoperta un situazione "pericolosa", in quanto il giocatore avversario in possesso di palla ha tempo e spazio a disposizione per una giocata a proprio piacimento.


Palla coperta e palla libera sono due situazioni importantissime per la gestione della fase di non possesso di una squadra, dei riferimenti visivi fondamentali per i difensori, poichè attraverso una corretta lettura ci si comporta di conseguenza: il famosissimo "elastico" difensivo che tutte le squadre(chi più chi meno) attuano. Consiste, in generale, nell'avanzare "compatti" in fase di palla coperta e di indietreggiare, comprendo preventivamente "l'imbuto" dello specchio della porta, in fase di palla libera.
Questo è un concetto base nel gioco del calcio che tutti i tecnici allenano, fa parte dei criteri-guida, ma il Porto di Villas Boas ne fa davvero un punto di riferimento praticando l'elastico in maniera aggressiva, cercando di creare continuamente situazioni di palla-coperta soprattutto con la pressione dei suoi centrocampisti. Vedremo sempre una difesa molto alta, che cerca di salire e di fare "il passettino" in continuazione "togliendo" di fatto la profondità ai giocatori offensivi avversari, mettendoli "in crisi" sia tecnica che psicologica in quanto sono costretti sempre a stare attenti a non finire in fuorigioco. L'atteggiamento e la lettura situazionale della palla libera/coperta del Porto di Villas Boas è molto simile a quello della Juventus di Ranieri per intenderci.

Un altro aspetto fondamentale che si riconosce nel Porto di Villas Boas è il pressing ultra-offensivo. La squadra è molto aggressiva e applica una pressione sistematica a partire dalla fase di costruzione della squadra avversaria, quindi un pressing molto alto a partire dalla trequarti avversaria(ultraoffensivo), i giocatori del Porto sono molto bravi a comprimere gli spazi ed i tempi di giocata agli elementi della squadra in possesso palla in modo da rendere complicato lo sviluppo della manovra offensiva avversaria e facilitare la riconquista della palla. La caratteristica del Porto è che questo pressing è fatto "in avanti" perché la squadra per la sua attuazione esegue dei movimenti collettivi ad avanzare(differenziandosi da quello "all'indietro" in cui ci sono movimenti a scalare nelle retrovie con i centrocampisti che si abbassano, avvicinandosi ai difensori, per raddoppiare o coprire zone particolarmente pericolose). Questa particolarità del pressing "in avanti" è tipico delle squadre che interpretano un calcio offensivo o comunque propositivo(l'esempio più calzante è il pressing che attua il Barcelona), e lo si nota soprattutto nelle fasi di transizione negativa. Quando il Porto perde palla difficilmente lo si vede "scappare" all'indietro ma si accorcia in blocco verso la zona-palla, in avanti. Tra le fila del Porto è il mediano Fernando a "mordere" più di tutti ed a contrastare, a volte letteralmente sradicando il pallone dai piedi dell'avversario. Da ripetere, comunque, che l'atteggiamento è generale, perchè a seguire compatta tutta la squadra, che si preoccupa di accorciare le distanze e nello stesso tempo di stringere gli spazi in zona-luce per la ripartenza degli avversari.

Il pressing ultra-offensivo è quindi la scelta di Andrè Villas Boas, e garantisce alla squadra enormi vantaggi sia dal punto di vista tattico che psicologico. Impostando un pressing così alto e comunque aggressivo, il Porto riesce a recuperare il pallone in tempi relativamente brevi ed a ripartire efficacemente grazie alla posizione dei 3 attaccanti sempre aldilà della linea del pallone. Anche dal punto di vista psicologico e mentale vi sono dei vantaggi: l'impressione che si ha vedendo giocare il Porto(e che probabilmente hanno gli stessi giocatori) è quella di una squadra che riesce ad "annichilire" e schiacciare gli avversari.

Riassumendo possiam dire che la scelta di questo comportamento in fase di non-possesso risponde, per coerenza, ad una filosofia precisa: attuare un calcio propositivo, attivo, anche in fase di non possesso palla. Anche se l'avversario di turno ha il controllo del pallone, i veri "padroni" del gioco sono sempre gli uomini di Villas Boas che martellano l'avversario portandolo ad uno "stress" continuo, sottoponendolo al proprio ritmo ed alla propria intensità.
Sui calci da fermo la squadra di Villas Boas si difende a zona, quasi sempre con 7 giocatori in area.

La fase di possesso palla: i flussi di gioco

E' chiaro che la fase di possesso palla è strettamente collegata a quella di non-possesso. Buona parte delle azioni pericolose del Porto sono infatti scaturite dall'atteggiamento aggressivo in fase di pressing sull'avversario e molti goal nascono da "break" e sulla conseguente transizione. La squadra di Villas Boas come già detto recupera palla quasi sulla trequarti avversaria e con pochi passaggi arriva alla conclusione. Gli esterni offensivi alti garantiscono una grande fluidità nelle ripartenze.
In fase di costruzione il Porto di Villa Boas ha fatto vedere diverse soluzioni. Generalmente la palla la gestiscono i difensori centrali, che giocano corto sul centromediano(Fernando). Se quest'ultimo ha luce e non è pressato smista verso i terzini, altrimenti la scarica ancora una volta verso i difensori.

La squadra è molto brava nello sfruttare le catene laterali(terzino-mezzala-esterno alto) e nei movimenti contrari: ad esempio, in posizione laterale con palla al terzino, l'attaccante esterno va incontro e la mezzala "taglia dietro" andando a cercare la profondità. Il terzino il più delle volte opta per la soluzione lunga e la verticalizzazione alta verso la mezzala. Lo schema, fatto con i tempi giusti, porta quest'ultima sul fondo o comunque in posizione vantaggiosa, fronte alla porta.
I terzini fanno un grande lavoro a livello offensivo. Premettendo che la palla sia in zona centrale, al mediano o alla mezzala, libero di giocare, avvengono due movimenti contemporanei: il "taglio" all'interno dell'attaccante esterno e l'inserimento del terzino nello spazio vuoto lasciato dal proprio compagno. Il mediano quindi servirà il terzino che, se contrastato dall'avversario cerca l'uno-due con l'ala(in posizione più interna dopo il taglio) e arriva al cross. Per questa giocata classica sono importanti le qualità del terzino, che deve essere bravo nella guida della palla e deve attaccare lo spazio con i tempi giusti.

Un'altra soluzione osservata con buona regolarità riguarda sempre la partecipazione tra terzino-ala. Palla al difensore centrale che serve quasi in orizzontale il terzino. L'attaccante esterno, che nel frattempo ha assunto una posizione larghissima, quasi sulla linea del fallo laterale, finta un movimento incontro per poi partire in profondità quando il terzino stoppa la palla(possibilmente "dentro" il campo). Verticalizzazione profonda del terzino all'esterno nello spazio che si è creato con il contromovimento. Il terzino in questo caso non accompagna l'azione(essendo lontano dalla zona palla) e sarà il centromediano ad accorciare e a dargli l'appoggio.

La fase offensiva presuppone quindi la partecipazione di 6-7 uomini, ed in costruzione dell'azione il possessore di palla ha almeno 3 opzioni di gioco. Due appoggi ed una profonda, nel frattempo nella zona opposta alla palla tre giocatori si preparano per "chiudere" l'azione verso l'area avversaria. Le tre linee di passaggio(corto, lungo e in diagonale) sono quindi sempre occupate dai compagni e tutto questo garantisce una elevata efficacia in fase di possesso palla. L'attaccante centrale si muove su tracce verticali, generalmente lavora su contromovimenti corto-lungo ed ha "semplicemente" il compito di finalizzare.
I tagli dentro il campo dell'attaccante esterno sono quasi sempre una costante nel gioco di Villas Boas, ma la vera linfa vitale nella manovra offensiva la offrono sicuramente le mezzali ed i terzini. La squadra è molto incline alla verticalizzazione, al gioco in velocità, le mezzali soprattutto sono in continuo movimento, e non danno punti di riferimento grazie alla varietà nei movimenti di smarcamento: vanno incontro od in profondità, in diagonale, sul fondo. I compagni si muovo di conseguenza e con i tempi giusti, insomma un belvedere.
Il Porto di Villas Boas completa la sua pericolosità con i calci da fermo. Non staremo a spiegare nel dettaglio i vari schemi su palla inattiva ma la squadra portoghese ha fatto vedere diverse soluzioni, generalmente portando 6 giocatori in area avversaria.
 
CONCLUSIONI

Spazio alle opinioni personali. Parlando di Villas Boas probabilmente parliamo di un "talento" naturale. Probabilmente nato con le stigmate da allenatore ed una sorta di "memoria prenatale" per il calcio, il sottoscritto ritiene Villas Boas un allenatore di enormi capacità. Un allenatore moderno, innovativo e coraggioso, senza paura di perdere. Molto più preparato ed idoneo di Antonio Conte nell'incarnare la figura del "giovane allenatore" che arriva alla Juventus e diventa il fautore di nuovi successi. Attualmente credo che siano pochi/pochissimi i giocatori adatti per il suo gioco nella Juventus. Questa lacune si contestualizzano specialmente nei laterali difensivi ed a centrocampo dove si potrebbe notare la somiglianza(ingannati secondo me dall'aspetto fisico) tra Fernando e Melo, ma dopo svariate partite osservate con attenzione posso dire che la differenza tecnica e tattica tra i due giocatori c'è, soprattutto a livello di lettura situazionale e di senso della posizione. Non escludo però che un allenatore come Villas Boas possa rivalutare Felipe Melo. Due terzini con elevate capacità fisiche sarebbero d'obbligo, visto che i terzini con Villas Boas sono chiamati a sforzi continui. Nessun giocatore attualmente ha queste caratteristiche, in parte De Ceglie e Motta, ma date le loro amnesie difensive(soprattutto per quando riguarda Motta) a mio parere reciterebbero, in una Juve ideale, la parte delle riserve. Avanzando nei ruoli, Villas Boas avrebbe a disposizione un'ala "lineare" come Krasic ed un'attaccante di buon livello e puntuale in zona-rete come Matri, mancherebbe a sinistra un giocatore "alla Robben", più fantasioso, più dribblomane ed incline a dialogare, magari che rientri e tiri a rete. Più seconda punta che un'ala pura come Krasic. Si fanno i nomi più disparati, da Aguero a Ribery, ma al sottoscritto viene in mente che in caso di budget ridotto sarebbe meglio spendere in altri ruoli(terzini di difesa-centrali di centrocampo) e che l'ideale nel ruolo sarebbe un "rinnegato" alto 1.64mt che in questa stagione, proprio in quella posizione, quasi ogni Domenica ha illuminato il Tardini con le sue giocate.
Tralasciando questa parentesi sui giocatori, l'allenatore c'è e possiede grandi qualità, oltre ad essere giovanissimo, sarebbe il caso che un club prestigioso come la Juventus, attualmente in crisi, si affidi a Villas Boas per ricostruire una squadra, ricreando uno spogliatoio, ed un 11 in campo con un gioco piacevole e tornare finalmente a riempire la Bacheca con un nuovo ciclo vittorioso.

- Mr. Baggio18 -

mercoledì 18 maggio 2011

Un Boas per la Signora


Gustav Klimt
Signora con cappello e boa di piume
1909 Olio su tela


“mi scusi signor Robson, questi sono alcuni suggerimenti per far rendere al meglio Domingos. Vi metto anche alcuni errori commessi da lei nella gara di Champions e le dò qualche suggerimento per le partite future. 
André Villas Boas

Chissà, forse è stato veramente così l’inizio della carriera di André Villas Boas, chessò, col bigliettino lasciato sotto la porta di casa perché non si ha il coraggio di parlare direttamente all’allenatore della tua squadra oppure perché non lo trovi mai di passaggio, come si fa con la ragazza del quale sei innamorato. Quel patito di tattica imparata dai videogiochi – come ti capisco André! - stupisce il tecnico inglese del Porto, che comincia a scambiare chiacchiere sul calcio con quel suo giovane coinquilino, tanto da promuoverlo assistente e poi mandarlo in Inghilterra, ad Ipswich da un suo amico e fargli prendere il patentino C a soli 16 anni. Poi una vita sui campi da calcio, da allenatore delle Isole Vergini a spione di Mourinho con tanto di occhialini da sole per restare meglio nell’anonimato.

Ed è proprio uno strano scherzo del destino che vuole Andrè contro Domingos Pacienca, quello del bigliettino, in questa finale di Coppa Uefa. I due sembrano agli antipodi ma con molte cose in comune: 
Andrè offensivissimo al massimo, Domingos gioca molto più di rimessa, uno allena una superpotenza, l’altra una squadra il cui stadio non ha neanche le curve. Tutti e due il Porto nel sangue, il secondo è una leggenda ed il primo potrà diventarlo un giorno.

André dovrebbe dare un dispiacere al suo eroe in questa partita. Domingos dovrebbe dare un dispiacere ai suoi ex tifosi. Il calcio è questo, gioia e dolori. E mai come in questa partita le emozioni saranno a mille sia dentro che fuori dal campo. Buon divertimento ragazzi…. E che vinca il migliore!

by Spotty

martedì 17 maggio 2011

CONOSCIAMO MEGLIO: L'UCCELLO PADULO

L'uccello Padulo, scientificamente Padulus Padulus, è un animale molto misterioso seppur tutt'altro che raro; si tratta di un uccello terrestre dalle abitudini parassitarie sprovvisto di ali adatte al volo ma comunque piumato,le cui capacità non sono state ulteriormente riscontrate nè in natura nè in letteratura.
Particolarmente noto nelle piane pontine della penisola italica risulta molto presente nell' area metropolitana romana dove è noto alla popolazione da tempi lontani ( Plinio il vecchio, Naturalis Historia, XXXVI. 37).
Il suo comportamento nella fase non parassitaria dell' esistenza non è stato ancora accuratamente studiato per quanto risultino comunque notissime tanto le strategie di caccia quanto la proverbiale capacità di aggredire e sottomettere prede anche molto impegnative; risulta infatti in grado di compiere grandi e velocissimi balzi, in genere verticali, che sfrutta assieme alle capacità mimetiche per sorprendere le proprie prede installandosi nel loro organismo unicamente per via rettale. In tale scomodissima posizione può sostare a tempo indeterminato generando nell'ospite solido e stabile malumore.
Il mimetismo raffinatissimo, che raggiunge casi di reale ed effettiva invisibilità, lo rende assolutamente impossibile da sorprendere in natura se non direttamente all'interno del corpo dell'organismo ospite. I tentativi di asportazione dall'ospite stesso hanno comportato la morte immediata degli esemplari trovati rendendone quindi impossibile lo studio in vitro.
Risulta comunque accertato che nascondendosi in qualunque anfratto abbia Dio posto su questa terra possa attendere anche per interminabili ore la sua potenziale preda accuratamente selezionata tra numerosissime altre. Predilige le persone audaci ma non forti.
Gli attuali strumenti medici non permettono alcuna cura. In genere si stanca dell'ospite abbastanza velocemente anche se sono noti casi di persistenze a tempo indefinito. Unica soluzione una stoica sopportazione.

«Stagione flop? La colpa è tutta della squadra. C'è chi si fa vedere solo sui giornali e non in campo»

LETIZIA TORTELLO

TORINO
A rassicurare i tifosi, dopo gli scarsi risultati e la mancanza di gioco di domenica e dell'ultimo periodo, ci ha pensato Pavel Nedved. Il consigliere del presidente Agnelli e membro del cda della Juventus, ieri, a margine della presentazione della sua autobiografia «La mia vita normale», ha fatto il punto della situazione sulla squadra. Ha parlato del futuro incerto e del presente cupo, rimandando ogni decisione importante a campionato finito, come il rafforzamento della rosa e l'eventuale cambio dell'allenatore. Sulle ultime performance, l'ex Pallone d'oro non ha risparmiato le critiche ai calciatori vecchi e nuovi, indicando precise responsabilità negli uomini che hanno portato alle sconfitte e a quei pareggi casalinghi difficilmente pronosticabili.

Che effetto fa vedere la Juve perdere di nuovo?
«Lo stesso che ha fatto ai tifosi. Un'arrabbiatura mostruosa, perché i risultati della squadra sono molto deludenti. Da oggi bisogna lavorare per un futuro nuovo e migliore».

Se dovesse lanciare qualche stoccata, con chi se la prenderebbe?
«Io lancerei molte frecciate ai giocatori. È mancata completamente la mentalità della squadra. In questi ultimi mesi ci siamo fatti vedere soltanto sui giornali, mentre siamo stati privi di carattere sul campo. Lo ripeto, la colpa è dei calciatori. Dei nuovi, che non hanno capito cosa vuol dire indossare questa maglia così gloriosa. E anche dei vecchi, che non hanno saputo trasmettere lo spirito vincente agli ultimi arrivati».

Al termine dell'ultima partita nominerete un nuovo allenatore?
«Posso certamente dire che la stagione è stata deludente. Questo è sotto gli occhi di tutti. Ma non è ancora il momento di fare nomi di allenatori e di parlare di calciomercato. Prima deve terminare il campionato, quando sarà chiuso tireremo le somme. Attendiamo fino a domenica, poi vedremo. I cambiamenti si fanno sempre a bocce ferme. Dobbiamo ancora affrontare 90 minuti, da onorare contro il Napoli».

È vero che è stato coinvolto nella trattativa con Mancini?
«No, non è stata aperta nessuna trattativa, né io sono stato interpellato da nessuno. L'allenatore è ancora Del Neri e manca un match, che dovrà essere giocato al meglio. E comunque non credo che la Juve avrà voglia di perdere un altro tecnico».

È stupito dell'ottima stagione di Antonio Conte al Siena?
«Antonio è bravo. Anche quando giocavamo ci rivolgevamo a lui in campo, perché si capiva che aveva una marcia in più. Era la colonna portante della mia Juve. Nel suo destino, nel suo Dna, era scritto che dovesse diventare allenatore. Gli auguro una grande carriera».


Fonte LA STAMPA

lunedì 16 maggio 2011

Era l'uomo giusto ...


Era l'uomo giusto, lo ho sempre detto ... ma non mi prendevate sul serio, ed ora è troppo tardi.

E noi che fummo Guerin, abbiamo sempre preso il treno in orario, anche senza l'alta velocità.

Era l'uomo Juve per eccellenza. Juventino fin da bambino, allenatore di poche pretese, che sa adattare gli uomini che ha disposizione al proprio gioco.

E appena sbarcato in terra d'Albione è già divenuto un icona del made in Italy che trionfa, più della Ferrari e della Ducati.
Mi spiace amici Juventini, ma siete arrivati tardi.

Bloo Moon ...

I.L.


martedì 10 maggio 2011

110 Euro

Ero a Torino per lavoro e la voglia di bianconero era troppo forte, pur se trattasi di questo bianco e nero ... L'ultima volta fu per l'addio di Pavel Nedved e quella volta valse davvero la pena , per lui e per quella Juventus. 

Alle 20.40 siamo già seduti al settore 202 fila 10 posto 17 in mezzo a tifosi che già protestavano in totale balìa interistica senza neanche che fosse stato fischiato il calcio d'avvio . In ogni caso dal vivo , vi assicuro , lo spettacolo è molto, ma molto peggiore che in Tv . Il senso di impotenza di questa squadra ha del clamoroso. I movimenti di base nel possesso palla sono assolutamente sconosciuti , i movimenti senza palla sono di un altro mondo calcistico , l'uno contro uno è quello dei campetti di periferia . Uno schifo da 110 € dal vivo .

Guardavo Matri vagare da solo in mezzo a due o tre difensori senza toccar palla fino a che l'unico giocatore di calcio riconoscibile tra gli undici in biancobalocco è stato capace di innescarlo per l'unica conclusione della sua partita che , puntualmente , finisce in fondo al sacco per il momentaneo 2-0 . 

Naturalmente non ci siamo fatti mancare l'ennesima tragicomica remuntada , questa volta artefici i Pandori . A quel punto il nostro allenatore in vena di sodomitiche fantasie mette Matri a fare il Krasic e Toni a fare il centro boa . Patetico è dire poco . La Juve non gioca , è lenta e impacciata . Pepe è una pippa che almeno si impegna , Aquilani è palesemente 20 metri indietro rispetto alla zona di campo in cui è capace di giocare , Marchisio in mezzo è più impacciato di un bambino al night . Di Buffon meglio non parlare . 

Conclusione : La mediocrità al potere . Non è piu' Juventus , non è piu' il pubblico Juventino , non è altro che un accozzaglia di mediocri e di mediocrità . Ritentare nel 2012 . Magari senza Buffon e con Bialetti possibilmente altrove.

- Bertino O'Spruzzatore -


Buffon 1 perchè lui è il numero uno al mondo!! 

solo un idiota può preferirlo a Storari in questo momento. Ah già allena Del neri!!


motta 4.5 sembrava avesse iniziato benino..ci fa ricredere quasi subito, una voragine, anche un "numero 7" preso a caso in 3a categoria lo metterebbe in difficoltà

Barzagli 4.5 capisco l'amore platonico che ha per Buffon ma questo non deve costringerlo a giocare a 5metri da lui con il compagno di merende

chiellini 4.5 sempre in difficoltà, diventa preoccupante addirittura la gestione delle palle alte dove almeno in queste se la cavava e un difensore dovrebbe andarci in tranquillità..a tratti scimmiesco

Grosso 4.5 completa degnamente il reparto con una buona dose di mediocrità

Pepe 5 l'unico esterno al mondo che non sa saltare l'uomo, anzi preso in gesti continui di solidarieta, quasi in nochalance sbatte contro il terzino avversario

aquilani 5 capisco che non è il suo ruolo ideale, che non ha idea di dove giocherà tra 30 giorni..qualche cosa buona si vede ma è oscurata da una gran dose di errori 

Marchisio 4 e 
non pervenuto, c'è da dire che anche lui paga la cocciutaggine 
dell'allenatore

Krasic 5 poi non ti incaxxare se ti squalificano o se quando vai fuori casa ti fischiano!!

Del piero 6.5 il migliore, a 37 anni. da 3-4 mesi a questa parte. Questo dice tutto e se a portare avanti la carretta deve essere lui, a 37 anni ,ripeto, vuol dire che c'è qualcosa che non va!!

matri 6 chiuso nell'inferiorità numerica tra 3 difensori fa pochino nel primo tempo, servito bene nello spazio l'ha messa dentro..anche messo largo si comporta bene, prova sufficente

Toni 5 non penso sia entrato col compito di sgomitare ai difensori

Del neVi 0 Simbolico il momento in cui, dopo la sostituzione di toni, i giocatori si guardano tra loro e gli chiedono come avrebbero dovuto mettersi in campo e giocare..

l'allenatore "esperto"(60 anni a lottare per le salvezze) e "vissuto", il "genio del 442"(e per farlo giocano fuori ruolo 5-6 giocatori), non contento e soddisfatto della rimonta catanese(e di tutte le altre), riesce a migliorarsi: nell'impresa di subire il 2-1 e 2-2 nel giro di 30 secondi!


- Mister Baggio18 -

venerdì 6 maggio 2011

CONOSCIAMO MEGLIO... WALTER MAZZARRI


Ormai per tutto l'ambiente-calcio, giornali, tifosi, trasmissioni Tv, è dato per fatto il passaggio del tecnico del Napoli alla Juventus. Vista la situazione mi pare il caso di approfondire ed illustrare meglio le conoscenze di Mazzarri, il suo pensiero tattico, i suoi sviluppi e flussi di gioco.


LA CARRIERA
Dopo una carriera da calciatore durata circa 15 anni sui campi da gioco, come centrocampista, nel 1996 a 35 anni inizia ad "annusare" la panchina collaborando con Ulivieri, facendogli da secondo, nel leggendario Bologna e poi nel Napoli. Dopo esperienze abbastanza felici in serie minori(acireale e Pistoiese) nel 2003 gli viene offerta la panchina del Livorno, in Serie B. Con la squadra della sua città riuscira' a conquistare la promozione diretta in Serie A. L'anno successivo il colore(amaranto) è lo stesso, cambia la latitudine: è la volta della Reggina e tre anni di grandissime soddisfazioni; il primo anno ottiene un decimo posto storico, il secondo anno una salvezza tranquilla. Nella stagione 2006-2007, dopo le vicende di Calciopoli, la Reggina viene penalizzata di 11 punti. Sembra spacciata ma Mazzarri sarà l'artefice di un'impresa storica, riuscendo a salvare la squadra nonostante la pesante penalizzazione, con una media punti a tutti gli effetti da primi 7 posti.
Dopo tre anni a Reggio calabria, arrivano offerte di squadre più blasonate: Mazzarri firma nel 2007 con la Sampdoria con cui conquistera' la UEFA, sfiorando la posizione Champions. Nella stagione successiva, quella 2008-2009, un campionato anonimo viene compensato dalla finale di Coppa Italia persa ai rigori contro la Lazio di Delio Rossi. Proprio in questi giorni maturano delle divergenze con la società, in particolare con il dg Marotta, e Mazzarri lascia la Sampdoria. Ad ottobre del 2009, in seguito allo sciagurato inizio di stagione di Donadoni sulla panchina del Napoli, Mazzarri gli subentra con un contratto da 1.2 milioni l'anno. Sotto la sua guida il Napoli risale la china, terminando terzo dopo il girone d'andata, ed al quinto posto con qualificazione in Europa League alla fine del campionato. In questa stagione Mazzarri firma il record di punti per il Napoli, 59, e il record di risultati utili consecutivi, 15. La stagione attuale lo vede in lotta per lo scudetto quasi fino alla fine, e secondo le statistiche risulta che Mazzarri è il migliore allenatore del Napoli da quando ci sono in palio i tre punti per la vittoria.

LA FILOSOFIA TATTICA
Il Modulo
L'accostamento Mazzarri-difesa a 3 è ormai risaputo, ed in effetti non mi risultano esperienze in cui questo allenatore non abbia utilizzato la difesa a 3. si potrebbe definire come "integralista" di questo modulo ma c'è da dire che Mazzarri è un allenatore che con il 3-5-2 ha sempre fatto bene. 
Sono riscontrabili delle leggere varianti di questo sistema di gioco, sia nella fase di possesso che nello scaglionamento difensivo. Si passa dal 3-5-2 con un mediano puro(Palombo) davanti alla difesa alla Sampdoria, al 3-4-1-2 di Reggio Calabria con Vigiani trequartista, fino ad arrivare ai due giocatori(Hamsik e Lavezzi) tra la linea di centrocampo e difesa avversaria, ovvero al 3-4-2-1 del Napoli. Riassumento possiamo dire che il "modulo mazzarriano" prevede la disposizione in campo di 3 difensori puri, quattro centrocampisti e 3 giocatori di pure caratteristiche offensive, "scaglionati" poi dall'allenatore in maniera più congeniale e conveniente alle loro caratteristiche.

Le caratteristiche dei giocatori
Nei trascorsi di Mazzarri, seppur(come già detto) l'utilizzo di diversi giocatori abbia portato delle modifiche all'intepretazione del modulo, si possono inquadrare alcuni ruoli interpretati da giocatori con caratteristiche "fisse", o meglio, simili.
-La linea di difesa, come già sottolineato, a 3, prevede l'utilizzo di un centrale con caratteristiche da "marcatore" in mezzo, e due centro-laterali con caratteristiche più di impostazione. Risulta importante questo aspetto in fase di costruzione dove -come vedremo- un difensore "esce" dalla linea di difesa per garantire la superiorità numerica nel giro-palla con i centrocampisti.
-A centrocampo, importanti sono le caratteristiche dei due "tornanti" laterali, dotati di grande corsa e resistenza. Mazzarri ha sempre ritenuto importante giocare sulle fasce ed "aprire" il gioco sui laterali, che devono dare "linfa" vitale all’azione offensiva, per poi rientrare in posizione il prima possibile. Con Mazzarri, in effetti, molti giocatori in questo ruolo si sono messi in luce, da Mesto a Modesto nella Reggina, passando a Ziegler, Stankevicious e Maggio a Genova. Lo stesso Maggio si è ritrovato a Napoli, e con Mazzarri ha raggiunto una maturazione a livello internazionale diventando uno dei migliori interpreti nel ruolo.
I mediani utilizzati da Mazzarri fin'ora sono più legati a caratteristiche difensive ed al reparto di difesa, intelligenti nell'interdizione ma anche ordinati nel gioco(pur non essendo un "riferimento" in fase di costruzione).
-In attacco, Mazzarri ha presentato diverse variazioni, a volte con l'utilizzo di due punte vere più un trequartista, a volte con un'unica pedina in posizione più avanzata. Negli ultimi tempi si è messa in luce la figura del trequartista "atipico", un giocatore polivalente, molto mobile. Non quindi il trequartista classico, ovvero quello estremamente tecnico e
molto solista, ma un giocatore che si integri nei movimenti pre-organizzati e che con le sue "tracce" scateni altri movimenti.
Il "pensiero" tattico e l'atteggiamento
"Se si vuole volare alti bisogna sacrificarci tutti"
E' un virgolettato di Mazzarri, che riassume a pieno la sua filosofia. Ed in effetti non è un allenatore che va tanto per il sottile, nè con i suoi giocatori nè con i suoi dirigenti(e neanche con gli arbitri mi viene da aggiungere). Un carattere forte, diretto, tanto da risultare "antipatico", un pò come Marcello Lippi.
La parola fondamentale è il "sacrificio" e questo è riscontrabile nell'atteggiamento in campo della sua squadra, che in fase di non possesso fa accorciare anche gli attaccanti. Tutti, in fase di non possesso-palla, devono tornare dietro la linea immaginaria del pallone. Ci si difende a pieno numero, con tutti gli effettivi, a partire dal Cavani di turno che deve dare il buon esempio.

I flussi di gioco in fase di possesso palla
La dovuta premessa è che ogni squadra, una volta scesa in campo nei 90minuti, lascia volente o nolente spazio all'improvvisazione ed anche alla giocata-invenzione del singolo. Ogni allenatore lavora però per mettere in condizione i propri giocatori di esprimersi al meglio mediante schemi preordinati e situazioni di gioco particolari, ed anzi, ogni squadra che "gioca bene" ha un'organizzazione maniacale dietro. Anche nel Napoli che sta facendo molto bene, ed in Mazzarri sono riscontrabili alcune azioni-tipo. Cavani, ad esempio, pur essendo un grande giocatore "non è Maradona" ed ha bisogno di un lavoro particolare per essere "innescato" e per esser portato alla finalizzazione/conclusione.
Come già detto il Napoli si "difende in 11" e questo permette di giocare in ripartenza, quasi "regalando" spazio all'avversario che avanza e che al contempo ne lascia dietro di sè favorendo quindi, una volta riconquistata palla generalmente dai mediani, un gioco velocizzato, a 2 tocchi, che ha l'obiettivo di servire gli attaccanti più veloci per effettuare la transizione. E' un gioco classico, diventato un must nel calcio moderno, bravo è stato Mazzarri ad attuare questa sorta di "trappola" che invita l'avversario a giocare ed a scoprirsi.
Oltre a voler giocare il contropiede per esaltare i suoi attaccanti, e alla capacità di ripartire con buona efficacia sul lato, a "squadre schierate" il discorso ovviamente cambia. In fase di costruzione, a metacampo, s'è già detto dell'importanza dell'uscita palla al piede di un centrolaterale, che nella maggior parte dei casi serve sui piedi, rasoterra, la punta esterna, quest'ultima andatagli incontro dopo un contromovimento lungo-corto. La posizione della punta esterna è centro-laterale, per cui sarà possibile il servizio verso il tornante sul proprio lato(che avrà guadagnato la profondità) o la "girata" verso il centro del campo per l'altro attaccante. Generalmente quest'ultima è una situazione-tipo che viene sfruttata per il cambio di gioco sul lato debole e quindi sull'altro tornante.
Già da qui si capisce l'importanza dei due giocatori sulle fasce, come già accennato, e la grande capacità di portare al cross con apprezzabile continuità i due tornanti.
Le "tracce" degli attaccanti a questo proposito sono quasi sempre interne, a tagliare al centro, o con movimenti a "mezzaluna" o a pendolo, questo proprio per creare spazi in profondità per i giocatori laterali.
un'atra situazione che Mazzarri tende a creare in attacco, soprattutto in situazioni ed in momenti-chiave della partita, è quella di contrastare le difese a 4(quindi con soli 2 centrali) alzando tutti e tre i giocatori offensivi, costringendo quindi alla "presa" 1vs1 la linea avversaria. Attaccando con più uomini in zona alta riesce spesse volte a contrastare la linea difensiva avversaria, schiacciandola, ed obbligando un centrale a gestire la profondità. Le situazioni create in queste occasioni, specie su ribattuta/seconda palla, sono numerose.
La Fase di Non-possesso palla
I vantaggi della difesa a 3 in fase di non possesso palla sono risaputi e già illustrati più volte, ma riassumendo possiamo dire che la difesa con 1 centrale e due centrolaterali ha il privilegio di "unificare" i vantaggi della vecchia marcatura a uomo con la capacità di occupazione degli spazi di quella zona.
La maggior parte delle squadre utilizza infatti 2 attaccanti, che risultano quindi "vinti" numericamente dai tre centrali. In più i due centrocampisti esterni all'occorrenza difendono a zona le corsie laterali, con le opportune diagonali difensive e scalate.
Una buona organizzazione difensiva Mazzarri la ottiene quindi lavorando sui tre centrali, i due giocatori laterali ed i due mediani. Non sono previsti meccanismi particolarmente complicati se non, su situazione di gioco in palla estrerna, il "rientro" dell'esterno sul lato debole a formare quasi una linea a 5, ed il lavoro in copertura preventiva di un centrale che va a formare il triangolo difensivo, la "V" di copertura. La scalata difensiva negli attacchi centrali risulta vitale in quanto se uno dei difensori viene superato in dribbling, il giocatore in copertura interviene, scalerà alle sue spalle per ricostruire la copertura difensiva.
Mazzarri lavora molto su 4 principi di tattica individuale in fase di non possesso, con allenamenti situazionali:
-presa di posizione
-difesa della porta
-marcamento
-contrasto
Nella "presa di posizione" il difendente deve posizionarsi in modo da avere una direzione di "rientro" verso la nostra porta. "Tra la palla e la porta" è la frase classica che usano gli allenatori per esprimere meglio il concetto e farlo capire agli allievi. Nella "difesa della porta" quindi si deve cercare di proteggere lo specchio della stessa(per aiutare il portiere) esercitandosi a non girarsi di schiena ed avere sempre gli occhi sul pallone, al contrario si rischierebbe di essere saltati in dribbling dall'avversario. Il "marcamento" è a zona e valgono tutti i principi che prevedono la responsabilità della zona di campo assegnata in funzione della palla, degli avversari e dei propri compagni.
Il contrasto deve essere eseguito frontalmente, deve essere diretto oppure indiretto(anticipo/intercettamento), in seguito alla messa in zona d'ombra dell'avversario.

CONCLUSIONI
Concludiamo "l'infarinata" con le impressioni personali. Di certo la carriera di Mazzarri, fin'ora, parla per lui. Pur non avendo alcun titolo in bacheca è un allenatore che ha sempre fatto quello che gli si chiedeva e spesso è andato anche aldilà degli obiettivi preposti dalla società. Ne è dimostrazione tutto quello che ha fatto a Reggio Calabria, con la Sampdoria e con il Napoli.
Anche caratterialmente, pur non vivendo dentro al suo spogliatoio, quello che traspare all'esterno è l'abilità di gestione dei giocatori, il "polso", e la carica psicologica: lo dimostrano anche i risultati ottenuti dal Napoli negli ultimi minuti di gioco, i goal segnati agli sgoccioli della partita. Probabilmente ha la testa giusta per gestire un gruppo importante ed è un allenatore che plasma la squadra anche dal punto di vista caratteriale.
I dubbi sorgono sull' "intergralismo" del suo sistema di gioco, e sulla possibile difficoltà di adattamento in una Juventus attuale, che non ha i giocatori adatti. Si è già parlato del lavoro sulle fasce dei "tornanti", e sarebbe difficile chiedere a Motta, Grygera, etc, il lavoro che fa un Maggio. Stesso discorso per un Chiellini al quale non sono attribuibili compiti di impostazione, oppure ad un Del piero fare il lavoro di Lavezzi. Melo non sarebbe il mediano giusto per Mazzarri, visto che in quel ruolo lui richiede "pacatezza", mordere si ma con coscienza e soprattutto un gioco veloce e semplice una volta riconquistato il pallone. Gargano è in effetti un grande "regista di ripartenza" divenuto con Mazzarri uno stratega del ruolo.
Sarebbe quindi necessaria un'ennesima rivoluzione, con 4-5 giocatori al posto giusto, non si esclude di certo che possa fare un buon lavoro se il lavoro in sede di mercato sarà intelligente, competente ed azzeccato, acquistando le pedine giuste al posto giusto.

- Mister Baggio18 -

giovedì 5 maggio 2011

5 MAGGIO



Per tutti noi Juventini è una data mistica , sacra , solare . 

Venivamo da due anni di cocenti delusioni , due secondi posti nonostante la somma dei punti totali conquistati fosse maggiore di quella di tutte le altre squadre . 

Nella piscina di Perugia la Juve decise di cambiare tutto . Moggi diede il benservito al francamente poco colpevole Ancelotti e con un colpo di teatro il Direttore portò a Torino campioni durati poi praticamente un decennio . 

Il più amato dal sottoscritto fu l'erede designato di Zidane , ceduto al Real Madrid dei galattici ...

Quel 5 maggio è il simbolo della storia recente della Juve e del Dna di questa società . 

Sarebbe stato un biennio magico se solo a Manchester il simbolo avesse vissuto la partita dal campo anzichè dalla tribuna per quel maledetto cartellino al 40esimo di una semifinale in cui i galattici erano stati schiantati da una squadra che sembrava invincibile . 

Quel 5 maggio è tutta la storia dell'Inter , perdenti per sempre , fino all'effetto collaterale creato da Calciopoli che li ha catapultati in pantaloni e giacche di eccessiva eleganza per simili peones...

Di quel magico pomeriggio ricordo la mia esultanza assolutamente contenuta . Un ghigno sul viso a significare il solito "mi dispiace per voi ... ma siamo tornati da dove non ce ne eravamo mai andati" 

Chissà quando accadrà ancora . Allora però sarà diverso , perchè la secca di vittorie è adesso troppo lunga per non abbeverarsi alla fonte dell'entusiasmo .

Quel giorno ... quel pianto

Buon 5 maggio Fratelli Bianconeri 

- Bertino O'Spruzzatore -