MISTICO HAPPEL JUVENTUS MINKIA CLUB
Il blog del tifo juventino mistico happelliano
... Guida cosmica per juventini vagabondi ...
qui la mischia è ordinata ...qui si tengono le castagne, la sopressa de casada, il lardo ed il vino buono
... contiene espressioni di superbia, arroganza, vi sono le parolacce e le donnine no perchè se le vede la moglie...
... il calcio per il resto è sempre lo stesso ...
22 koglioni in mutande che corrono dietro ad un pallone del kazzo ...
lunedì 9 febbraio 2015
Se citofonando
venerdì 18 febbraio 2011
Cosa stavamo dicendo??
Ah ecco si parlava di Gagg e di unità d' Italia nonchè oggi compie gli anni il giocatore più bravo di sempre il forte e coraggioso Roberto Baggio, al secolo Coniglio bagnato.
mercoledì 26 agosto 2009
Siamo alla Farsa ...

Oltre a De Paola, che oramai non fa più notizia, ma i nostri dirigenti.
Ho ancora nelle orecchie le parole di Blanc di tre anni fa "ci faremo il Ronaldinho in casa".
Fino ad ora mi sembra che ci stiamo facendo un Geriatrico, mentre i nostri giovani più promettenti o stanno in tribuna a giocare con la PSP o sono mandati in altri lidi ad invecchiare.
Non ho capito come intenda costruirsi il Ronaldinho di Vinovo, Monsieur Blanc. Con una sega???!!!
-Il Vescovo Eretico-
sabato 6 giugno 2009
E venne il giorno di CIRO IL MOSCIO

giovedì 19 marzo 2009
Ma io non lo conoscevo bene.
Ma cazzo e vaffankulo..... non si può....
Questi gli ultimi saluti degli amici di uBC ad un membro dello staff, Mauro, che nella realtà vera, quella in cui neanche noi ci conosciamo, beh, in quella stupida realtà ha avuto la pessima idea, non sua peraltro, di morire.
Ma io non lo conoscevo bene, neanche via email essendo parcheggiato fuori da uBC da un po' .
Ciò nonostante da quando ho letto il messaggio della notizia, ho sovente il nodo alla gola e abbraccio i miei figli e mia moglie appena posso... perché questa cazzo di vita, scusate, ce la può tirare nel didetro in ogni momento, e quindi ogni momento diviene IL momento.
Proprio quello lì è quello da vivere, senza sperperarne nemmeno uno.
E io non lo conoscevo bene, e ora sento il peso di aver gettato la possibilità di conoscere una persona, che anche solo andandosene è capace di dirmi e di farmi capire una delle cose più importanti della vita, che noi tutti sappiamo ma che per svariati motivi a volte o spesso ignoriamo.
Io non ti conoscevo bene, Mauro, forse è per questo che mi manchi.
Un ultimo, ma è anche il primo, pensiero, va ai genitori di Mauro, se sono al mondo.
Perché i genitori non dovrebbero mai sopravvivere ai propri figli... mai mai mai mai...
...e ora si parli d'altro, anzi adesso tutti mi raccontate chi cazzo siete voi, cosa fate per vivere, le vostre paranoie, le vostre passioni e i vostri hobbi, sia che io li conosca sia che non li conosca...
perchè non voglio mai più scrivere "io non lo conoscevo bene"...
mercoledì 18 marzo 2009
NERAZZURRO TENEBRA
La ripropongo sapendo di fare cosa gradita ai tanti amici rancorosi tifosi di serie C...
NERAZZURRO TENEBRA
di Alessandro Gilioli
Questa intervista è stata pubblicata sull'Espresso col titolo Pasticca Nerazzurra. Alla sua pubblicazione Giacinto Facchetti era ancora in vita (g.d.m.)
Sono campioni che hanno fatto la storia del calcio italiano quelli che passeranno, uno dopo l'altro, in un'aula del tribunale di Roma a parlare di doping. Come Giacinto Facchetti, splendido terzino sinistro e oggi presidente dell'Inter; o come Sandro Mazzola, Mariolino Corso, Luis Suarez. E ancora: Tarcisio Burnich, Gianfranco Bedin, Angelo Domenghini, Aristide Guarneri. Tutti chiamati a testimoniare da un loro compagno di squadra di allora, Ferruccio Mazzola, fratello minore di Sandro, che vuole sentire dalla loro voce - e sotto giuramento - la verità su quella Grande Inter che negli anni '60 vinse in Italia e nel mondo. «Non l'ho cercato io, questo processo: mi ci hanno tirato dentro. Ma adesso deve venire fuori tutto», dice Ferruccio.
A che cosa si riferisce, Mazzola?
«Sono stato in quell'Inter anch'io, anche se ho giocato poco come titolare. Ho vissuto in prima persona le pratiche a cui erano sottoposti i calciatori. Ho visto l'allenatore, Helenio Herrera, che dava le pasticche da mettere sotto la lingua. Le sperimentava sulle riserve (io ero spesso tra quelle) e poi le dava anche ai titolari. Qualcuno le prendeva, qualcuno le sputava di nascosto. Fu mio fratello Sandro a dirmi: se non vuoi mandarla giù, vai in bagno e buttala via. Così facevano in molti. Poi però un giorno Herrera si accorse che le sputavamo, allora si mise a scioglierle nel caffè. Da quel giorno "il caffè" di Herrera divenne una prassi all'Inter».
Cosa c'era in quelle pasticche?
«Con certezza non lo so, ma credo fossero anfetamine. Una volta dopo quel caffè, era un Como-Inter del 1967, sono stato tre giorni e tre notti in uno stato di allucinazione totale, come un epilettico. Oggi tutti negano, incredibilmente. Perfino Sandro...».
Suo fratello?
«Sì. Sandro e io, da quando ho deciso di tirare fuori questa storia, non ci parliamo più. Lui dice che i panni sporchi si lavano in famiglia. Io invece credo che sia giusto dirle queste cose, anche per i miei compagni di allora che si sono ammalati e magari ci hanno lasciato la pelle. Tanti, troppi...».
A chi si riferisce?
«Il primo è stato Armando Picchi, il capitano di quella squadra, morto a 36 anni di tumore alla colonna vertebrale. Poi è stato il turno di Marcello Giusti, che giocava nelle riserve, ucciso da un cancro al cervello alla fine degli anni '90. Carlo Tagnin, uno che le pasticche non le rifiutava mai perché non era un fuoriclasse e voleva allungarsi la carriera correndo come un ragazzino, è morto di osteosarcoma nel 2000. Mauro Bicicli se n'è andato nel 2001 per un tumore al fegato. Ferdinando Miniussi, il portiere di riserva, è morto nel 2002 per una cirrosi epatica evoluta da epatite C. Enea Masiero, all'Inter tra il '55 e il '64, sta facendo la chemioterapia. Pino Longoni, che è passato per le giovanili dell'Inter prima di andare alla Fiorentina, ha una vasculopatia ed è su una sedia a rotelle, senza speranze di guarigione...».
A parte Picchi e forse Tagnin, gli altri sono nomi meno noti rispetto ai grandi campioni.
«Perché le riserve ne prendevano di più, di quelle pasticchette bianche. Gliel'ho detto, noi panchinari facevamo da cavie. Ne ho parlato per la prima volta qualche mese fa nella mia autobiografia [Il terzo incomodo], che ha portato al processo di Roma».
Perché?
«Perché dopo la pubblicazione di quel libro mi è arrivata la querela per diffamazione firmata da Facchetti, nella sua qualità di presidente dell'Inter. Vogliono andare davanti al giudice? Benissimo: il 19 novembre ci sarà la seconda udienza e chiederemo che tutti i giocatori della squadra di allora, intendo dire quelli che sono ancora vivi, vengano in tribunale a testimoniare. Voglio vedere se sotto giuramento avranno il coraggio di non dire la verità».
Ma lei di Facchetti non era amico?
«Sì, ma lasciamo perdere Facchetti, non voglio dire niente su di lui. Sarebbero cose troppo pesanti».
Pensa che dal dibattimento uscirà un'immagine diversa dell'Inter vincente di quegli anni?
«Non lo so, non mi interessa. Se avessi voluto davvero fare del male all'Inter, in quel libro avrei scritto anche tante altre cose. Avrei parlato delle partite truccate e degli arbitri comprati, specie nelle coppe. Invece ho lasciato perdere...».
Ma era solo nell'Inter che ci si dopava in quegli anni?
«Certo che no. Io sono stato anche nella Fiorentina e nella Lazio, quindi posso parlare direttamente anche di quelle esperienze. A Firenze, il sabato mattina, passavano o il massaggiatore o il medico sociale e ci facevano fare delle flebo, le stesse di cui parlava Bruno Beatrice a sua moglie. Io ero in camera con Giancarlo De Sisti e le prendevamo insieme. Non che fossero obbligatorie, ma chi non le prendeva poi difficilmente giocava. Di quella squadra, ormai si sa, oltre a Bruno Beatrice sono morti Ugo Ferrante (arresto cardiaco nel 2003) e Nello Saltutti (carcinoma nel 2004). Altri hanno avuto malattie gravissime, come Mimmo Caso, Massimo Mattolini, lo stesso De Sisti...».
De Sisti smentisce di essersi dopato.
«"Picchio" in televisione dice una cosa, quando siamo fuori insieme a fumare una sigaretta ne dice un'altra...».
E alla Lazio?
«Lì ci davano il Villescon, un farmaco che non faceva sentire la fatica. Arrivava direttamente dalla farmacia. Roba che ti faceva andare come un treno».
Altre squadre?
«Quando Herrera passò alla Roma, portò gli stessi metodi che aveva usato all'Inter. Di che cosa pensa che sia morto il centravanti giallorosso Giuliano Taccola, a 26 anni, durante una trasferta a Cagliari, nel '69?».
Ma secondo lei perché ancora adesso nessuno parlerebbe? Ormai sono - siete - tutti uomini di sessant'anni...
«Quelli che stanno ancora nel calcio non vogliono esporsi, hanno paura di rimanere tagliati fuori dal giro. Sono tutti legati a un sistema, non vogliono perdere i loro privilegi, andare in tv, e così via. Prenda mio fratello: è stato trattato malissimo dall'Inter, l'hanno cacciato via in una maniera orrenda e gli hanno perfino tolto la tessera onoraria per entrare a San Siro, ma lui ha lo stesso paura di inimicarsi i dirigenti nerazzurri e ne parla sempre benissimo in tv. Mariolino Corso, uno che pure ha avuto gravi problemi cardiaci proprio per quelle pasticchette, va in giro a dire che non mi conosce nemmeno. Anche Angelillo, che è stato malissimo al cuore, non vuole dire niente: sa, lui lavora ancora come osservatore per l'Inter. A parlare di quegli anni sono solo i parenti di chi se n'è andato, come Gabriella Beatrice o Alessio Saltutti, il figlio di Nello. È con loro che, grazie all'avvocato della signora Beatrice, Odo Lombardo, ora sta nascendo un'associazione di vittime del doping nel calcio».
Certo, se un grande campione come suo fratello fosse dalla vostra parte, la vostra battaglia avrebbe un testimonial straordinario...
«Per dirla chiaramente, Sandro non ha le palle per fare una cosa così».
E oggi secondo lei il doping c'è ancora?
«Sì, soprattutto nei campionati dilettanti, dove non esistono controlli: lì si bombano come bestie. Quello che più mi fa male però sono i ragazzini...».
I ragazzini?
«Ormai iniziano a dare pillole e beveroni a partire dai 14-15 anni. Io lavoro con la squadra della Borghesiana, a Roma, dove gioca anche mio figlio Michele, e dico sempre ai ragazzi di stare attenti anche al tè caldo, se non sanno cosa c'è dentro. Ho fatto anche una deposizione per il tribunale dei minori di Milano: stanno arrivando decine di denunce di padri e madri i cui figli prendono roba strana, magari corrono come dei matti in campo e poi si addormentano sul banco il giorno dopo, a scuola. Ecco, è per loro che io sto tirando fuori tutto».
Pubblicato Aprile 22, 2007giovedì 8 gennaio 2009
Gamberi Afrodisiaci. Ricetta di SJ

mercoledì 17 dicembre 2008
OGGI CO' MOGGI... dove saremmo?

Cari amici veri juventini veramente veri non cinesi tifosi ventilatori bianconeri, l'ennesima stagione fallimentare del post-Lucianone volge oramai al termine, con l'Inter che sta per vincere il 6° titolo di fila e la Juve che sta per essere estromessa a prescindere dalla champions lig.
Ora io mi chiedo e vi chiedo, e lo fo' perchè altrimenti dormire non so...
Ma se oggi Luciano Moggi fosse ancora nella Juventus, quanti punti in più avremmo e come saremmo messi in classifica?
Visto i palesi torti subiti in Inter Juve, Juve Catania, Juve Milan, Napoli Juve, Juve Palermo, Juve Udinese, Juve Genoa eccetetra eccetra, penso che avremmo 10 punti di vantaggio sull'Inter.
Lui si che si faceva rispettare, lui si che quando parlava gli arbitri lo ascoltavano... purtroppo anche latri lo ascoltavano... babbè basta che sennò mi viene il fegato spappolato.