Quel ramo del lago di Como che volge a Mezzogiorno, ove si trovano le ville degli eroi, un dì don Saccone stava facendo una breve passeggiata. Egli era rabbuiato, non sapeva come fare per farsi liquidare una parcella da una nota signora del paese, di cui da molti anni curava gli interessi. Mentre era assorto nei suoi pensieri e mentre ripassava il codice per trovar una via legale con cui riuscir a far un buon bottino si scontrò con due loschi figuri.
Ancor inebetito dalla lettura, sulle prime non si accorse che si trattava di due Onesti, molto famosi nella zona per esser al soldo di Don Merdatti, il despota locale. Si trattava di MancioGriso e MancioSecondo.
Il buon curato, cominciò a tremare come una foglia ed a dir parole sconclusionate tipo "M'appello, patteggio, è equo, come volete, fate pure". Ai due Onesti non parve vero di tanta remissività e prendendo il bue per le corna dissero all'unisono "lo scudetto è del nostro capo e noi che siam gli Onesti lo pretendiamo, ci spetta di diritto e cosi dovrà essere".
Don Saccone non proferì parola tranne un flebile "obbedisco" e asciugandosi la fronte dal sudore copioso, torno sui suoi passi, maledendo mentalmente il giorno in cui decise di occuparsi degli affari di Signora Juventus.
Mentre il pretino tornava verso la sua dimora, i due Onesti cominciarono a ridere in modo sinistro e sguaiato ed a darsi pacche sulle spalle. Il più allegro dei due era MancioGriso che vedeva così realizzato il suo sogno di divenir l'Onesto Vincente e perchè no, un giorno esser citato nei libri di storia come un Eroe, anzi l'EROE.
Don Saccone era in piena crisi e non sapeva come uscirne da quella situazione e sperava che giunto a casa la sua aiutante, la cara Patrizia, le potesse esser di conforto.
Giunto a casa, non trovo nessuno, ma un biglietto con scritto "Sono in meditazione ad un work.shop lappiano, farò tutta una tirata fino a domattina".
Il povero curato si trovo così solo nei suoi pensieri ed incubi e senti la febbre salirgli come ad una zebra ed in più c'era sempre quella parcella da farsi pagare. "La notte porta consiglio" disse tra se e se e cominciò a pregare invocando tutti i santi del Gran Paradiso, stambecchi compresi. Il tempo a sua disposizione era poco, da li a poche settimane signora Juventus e signor Scudetto si sarebbero riuniti per l'ennesima volta.
11 commenti:
Mannaggia devo scrivere "kldfssno" che in blogghese significa "cà nisciun è ffesso" ma lo faccio ben volentieri per tributarti un applauso a scena aperta .. anzi a "patta aperta" tanto mi sono scompisciato dalle risate. Scusate un attimo .. non la trattengo
meraviglioso...
'azzo ma è lunga fino alla fine!
Troppo buoni minkioni miei ... il campionato è lungo è lungo e come dice l'amico Lazzaroni "la CULtura non ha prezzo".
lo mismo para mi cabron!
Iago Falquè Silva
Tremo al pensiero di quando si dovrà scrivere della Lebbra.
Attendo con ansia le prossime puntate e sopratutto mi gioco alla Snai il nome dell'innominato_
Che la tacca ci sommerga_
Anonimo ma non troppo :-)
stending ovescion per il maestro dei maestri
Caro allievo Detari, veda di studiare che il prossimo anno c'è il College.
I.L.
ops....ho pestato una tacca!
:D
certo che andare al college alla mia veneranda età mi sà di pluribocciato alle superiori. certo che se il college è il famoso Minkia University allora...
Non disperi sig. Detari il Minkia University non è da tutti, in passato ce l'hanno fatta solo Manzoni, Omero, e Pascoli ...ad esempio Corvo è stato scartato ...
debbo dedurre che il "Palmam qui meruit ferat" motto dell'UCLA sia da rivedere per tale dotto istituto in "Minchiam qui meruit ferat"
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