Roger Rocher, che è andato personalmente a prelevarlo allo stage per allenatori professionisti, che aveva iniziato a frequentare presso la Federazione, gli dà fiducia, anche perché le richieste di rinforzi, in linea con l'indirizzo della società, sono tutto sommato modeste, anche se precise ed intransigenti, cosa che diverrà tradizionale per Herbin.
In porta viene scelto come sostituto di Carnus lo jugoslavo Yvan Curkovic, portiere del Partizan Belgrado e l'unica altra richiesta riguarda un giovane difensore centrale argentino, Oswaldo Piazza, la "rosa" viene poi integrata con giovani sconosciuti e col ritorno, dopo qualche anno di esilio, di Hervé Revelli.
Con Herbin non esiste la parola "concertazione", spariscono i lunghi discorsi che erano valsi ad Albert Batteux il soprannome di "predicatore", sul campo d'allenamento corre con il gruppo, spesso a torso nudo, e svolge lo stesso programma atletico dei calciatori."Ognuno deve prendersi le sue responsabilità e svolgere solo, ma in pieno, il proprio compito"- è solito ripetere - "alla fine valuteremo i risultati" .
All'inizio le cose non vanno bene, i risultati sono deludenti tant'è che in un momento di crisi decide di andare a chiedere consiglio a "Monsieur Batteux".Tatticamente Herbin si ispira all'Ajax, al suo gioco totale, ma corretto da una netta propensione alla saldezza difensiva pur mantenendo tutte le altre prerogative del credo olandese: pressing, gioco sulle fasce, tattica del fuorigioco, grande attenzione alla preparazione atletica.Tutte cose che Albert Batteux non condivide troppo, ma "Monsieur Albert" che lo conosce bene lo convince a continuare sulla sua strada, senza lasciarsi condizionare dai risultati.Herbin, testardo, segue la sua idea con caparbietà e passa di sconfitta in sconfitta, ogni volta studiando con applicazione ogni fase della partita, modificando, aggiustando cercando di capire.
Secondo la leggenda la svolta arriva dopo una partita a Nancy, col Saint Etienne travolto per 0-4.
Herbin, solitamente poco incline all'allegria, quella volta si presenta alla stampa disteso, addirittura con il sorriso sulle labbra, dopo la peggiore sconfitta della stagione.I giornalisti si guardano in faccia pensando che gli abbia dato di volta il cervello, ma Herbin spiega la sua calma con semplicità e chiarezza :- "Abbiamo perso, ma io sono molto, molto soddisfatto per quello che ho appena visto, perché ho capito cos'è che non va, ed ora che ho visto il granello di sabbia che blocca l'ingranaggio, sono sicuro che questa squadra farà parlare di sé l'anno prossimo"-
Non sono in molti a prenderlo sul serio, ma quella sera nasce la nuova disposizione tattica del Saint Etienne con l'impiego della copia centrale formata da Christian Lopez ed Oswaldo Piazza, destinata a diventare, nel giro di un paio d'anni, la migliore d'Europa, e se attorno al nome di Herbin cresce lo scetticismo, la squadra e la società si stringono attorno a lui.
Alla fine il duro lavoro di Herbin paga.Il Saint Etienne, dopo il primo anno di assestamento, ritorna Campione di Francia nel 1974, conquistando anche la Coppa di Francia .
Assieme al lavoro di ricostruzione paga anche l'affiatamento che Robert Herbin trova con il Direttore Generale Pierre Garonnaire, una sorta di Allodi francese, forse per la sua spregiudicatezza nei modi d'operare, la modernità e la decisione, addirittura un Moggi.
I due si rispettano e insieme buttano giù le basi per un grande rilancio, soprattutto in chiave europea.Herbin, che l'ha vissuta sul campo, ricorda alla perfezione l'impatto emozionale della grande rimonta sul Bayern e, quando nell'ottobre 1974, il Saint Etienne viene travolto a Spalato dall'Hajduk per 4-1 negli ottavi della Coppa dei Campioni capisce che è arrivata la sua occasione e prova a trasformare quella disfatta in un'opportunità.
Fra gli interpreti di quella impresa ci sono ancora Georges Bereta, che è tuttavia in rotta con Garonnaire e con il presidente, Jean Michel Larquè ed i fratelli Revelli, mentre il resto della squadra è quasi tutto nuovo.In porta è stato confermato lo jugoslavo Yvan Curkovic, in difesa si è imposta la coppia composta dall'argentino Oswaldo Piazza e dal giovane Christian Lopez e sta emergendo un terzino che farà strada, Janvion; a centrocampo giocano due ragazzi giovani, due scoperte della coppia Herbin-Garonnaire, si chiamano Synaeghel e Bathenay, mentre in attacco si alternano qualche giovane di belle speranze ed il greco Triantafilos.
L'impresa sembra disperata, ma Herbin e Garonnaire riescono a caricare alla perfezione squadra ed ambiente ed alle 20:30 il colpo d'occhio del "Geoffroy Guichard" è impressionante.La partita è destinata alla leggenda: il Saint Etienne la vince per 5-1 dopo i tempi supplementari ed assieme alla vittoria arriva l'incredibile qualificazione.Q
uando il greco Triantafilos segna il suo secondo e decisivo gol all'ultimo minuto del primo tempo supplementare, lo stadio "inglese" di Saint Etienne esplode, la panchina invade il campo, le tribune diventano un muro di sciarpe verdi, solo Robert Herbin, "la sfinge", resta impassibile.
Quella partita rimpiazza nel cuore dei francesi che l'hanno seguita in diretta TV la vittoria con il Bayern Monaco e l'appuntamento con la "Coupe d'Europe" e con "les verts" diventa un momento di aggregazione in cui i francesi ritrovano la passione per il calcio , fin lì spesso umiliata dalla mancanza di risultati.
Dopo la vittoria arriva il divorzio con Bereta, l'ultimo superstite del grande Saint Etienne della gestione Batteux cacciato dal presidente Rocher per i suoi contatti con l'Olympique di Marsiglia, al suo posto Herbin, suo ex compagno di squadra, si arrangia con le riserve.
La marcia del Saint Etienne, che ha fatto letteralmente innamorare la Francia col sogno di potersi stringere attorno a "les verts" nella venticinquesima finale che inaugurerà il nuovo "Parc des Princes", si ferma proprio contro il Bayern Monaco in semifinale.
Herbin prepara i suoi alla perfezione, ma dopo un pareggio per 0-0 in casa, gli esperti tedeschi chiudono il conto a Monaco di Baviera vincendo per 2-0.
Il Saint Etienne si rifà vincendo nuovamente il Campionato e la Coppa di Francia , mettendo così a segno il secondo "doublé" consecutivo.
Secondo la tradizione che accompagnerà costantemente la parabola calcistica di Herbin, anche nella vittoria in Campionato c'è una grande partita da consegnare alla leggenda.L'Olympique di Marsiglia , la grande rivale, la società che ha strappato tutti i campioni del Saint Etienne all'amore dei suoi tifosi, si presenta il 3 maggio 1975 allo Stadio Geoffroy Guichard con un vantaggio residuo di un solo punto: la partita è decisiva per l'assegnazione del titolo.Robert Herbin carica magistralmente l'ambiente ed i suoi calciatori, ma alla fine del primo tempo i marsigliesi, che schierano fuoriclasse della stoffa di Trèsor, Paulo Cesar e Jairzinho, sono in vantaggio per 1-0 e sembra tutto finito .
Nell'intervallo Herbin affronta i suoi che sembrano scoraggiati, li scuote, li guarda negli occhi a uno a uno, con lucida calma dà loro nuove disposizioni tattiche, illustrando i punti deboli di una squadra che fin lì ha dominato il campo.Al ritorno in campo "les verts" sono un uragano; pareggiano quasi subito, poi, in cinque minuti travolgono l'Olympique con un clamoroso 4-1, che frutta loro, secondo le regole del calcio francese di quegli anni, anche il "bonus" del terzo punto in caso di vittoria con tre gol di scarto: un trionfo senza precedenti.
Come se non bastasse questo a rendere famoso Herbin, ecco un altro episodio clamoroso di quello stesso campionato, forse uno dei più belli della storia del calcio francese.
L'Olympique Marsiglia non molla, ed alla penultima giornata, per garantirsi il titolo, il Saint Etienne, che sta per disputare le semifinali di Coppa di Francia e Coppa Campioni, deve battere il Bastia.
La partita nasce male e continua peggio : a venti minuti dalla fine i corsi sono in vantaggio per 2-0 e si gioca sotto un autentico uragano con "les verts" che appaiono spaesati ed in balia di un avversario più fresco e determinato, ed a suo agio su un campo trasformato in acquitrinio, quando ad un tratto salta l'impianto di illuminazione e lo stadio piomba nel buio.Le due squadre guadagnano gli spogliatoi dove attendono per una decina di minuti che sia ripristinata l'illuminazione, quando questo avviene il Saint Etienne torna in campo trasformato e in un quarto d'ora segna tre reti conquistando la vittoria ed il titolo.
Inutile dire quante e quali ipotesi vengano fatte sul ruolo di Herbin in quei dieci minuti di fronte ai suoi calciatori delusi e fradici di pioggia, per festeggiare il titolo Robert Herbin, la cui forma fisica e la cui preparazione atletica non ha nulla da invidiare a quella dei suoi calciatori, "si schiera" in difesa nell'ultima giornata contro il Troyes
.E' il momento migliore del Saint Etienne, la squadra gioca un calcio moderno, velocissimo, aggressivo, il modello Ajax è stato ben imitato.I terzini esterni, il giovane Janvion e il maturo Farison, giocano costantemente in proiezione offensiva, ma sanno anche farsi rispettare quando sono chiamati a difendere, la coppia centrale è forse la migliore d'Europa e l'argentino Piazza diviene famoso per le sue "montées", ovvero con i travolgenti raid offensivi che diventano una delle armi più temibili di cui dispongono "les verts", una sorpresa che è spesso fatale agli avversari.A centrocampo, accanto a Larqué "meneur de jeu", come lo definiscono i francesi, vi sono due giocatori giovani e di sicuro talento come Synaeghel, interno elegante e, a dispetto di un fisico apparentemente gracile, inesauribile stantuffo, e Dominique Bathenay, forse il miglior prodotto del calcio francese dopo Platini.
Bathenay è potente, fortissimo nel contrasto e abile nella costruzione, dotato di un tiro micidiale e di un grande senso del tempo negli inserimenti offensivi, ma soprattutto ha grandissima personalità e solo i contrasti con qualche "mostro sacro" (fra cui Platini) impediranno a questo calciatore una carriera ancora più brillante con la Nazionale francese.
L'attacco resta la parte meno brillante del Saint Etienne, ma, dopo la conquista anche della Coppa di Francia, e quindi de secondo doublé consecutivo, arriva il calciatore che chiude il cerchio , si chiama Dominique Rocheteau, ma per tutti i francesi diverrà presto "l'ange vert", un idolo assoluto del calcio francese prima che sorga la stella di Platini.
I metodi di allenamento di Herbin fanno scuola, agli allenamenti del Saint Etienne si presentano allenatori da ogni parte d'Europa, la Federazione organizza degli stage per promuovere "la rèvolution verte" e diffondere in tutta la Francia i metodi di preparazione di questo allenatore così all'avanguardia.
Ma quali sono questi metodi ?Nulla di particolare: grande attenzione ai fondamentali, esercizi specifici per calciare le punizioni, per provare schemi sulle situazioni di palla inattiva, per uscire dal pressing avversario e per portare con successo il proprio in ogni parte del campo.
Herbin cura ogni dettaglio ed allena personalmente, per ore, i portieri che considera l'elemento fondamentale nel suo gioco.Per prepararne al meglio la reattività e esaltarne l'istinto, ha ideato un esercizio, semplice quanto efficace che ha battezzato "il serpente" che ha messo a punto dopo intere giornate di lavoro con Yvan Curkovic.Si tratta più o meno di questo : Curkovic si dispone di spalle a circa nove metri da Herbin, poi, all'urlo "allez" dell'allenatore fa una mezza capriola a destra o sinistra e deve parare il tiro scoccato dal mister appena il portiere si rialza di fronte a lui, e la cosa si ripete per tutta la lunghezza del campo, per decine di volte.
Ma anche tatticamente Herbin porta grandi innovazioni che tuttavia non gli saranno riconosciute.Le principali sono: la grande compattezza dei reparti, il suo Saint Etienne sarà la squadra "più corta" della sua epoca che precede di una dozzina d'anni il Milan degli olandesi, l'interscambiabilità quasi totale dei ruoli dei calciatori che richiama il modello olandese, l'attacco privo di un autentico centravanti di ruolo che toglie ogni punto di riferimento agli avversari, l'occupazione costante, assidua, totale, delle fasce laterali con due calciatori per parte che nuovamente precede il tanto celebrato 4-4-2 della fine degli anni ottanta sul quale saranno costruite fortunatissime carriere, dieci anni e passa dopo che "les verts" lo avevano mostrato sui campi di mezza Europa.
Il calcio del Saint Etienne è quindi modernissimo e anche nella stagione successiva si impone in Francia e soprattutto in Europa dove il Saint Etienne raggiunge l'apice dell' "epopée verte".
"Les verts" eliminano in successione i danesi del Copenaghen,poi il Glasgow Rangers, vincendo tutte e quattro le partite e rivelando al pubblico televisivo europeo, e soprattutto francese, l'affascinante talento di Rocheteau.
Il loro calcio è spumeggiante, divertente, veloce, brillante, coraggioso, "les verts" giocano in trasferta, con lo stesso piglio con cui giocano in casa, con la stessa propensione offensiva, la stessa mentalità vincente.
Questo atteggiamento è riassunto nel motto di Herbin - "Nous redoutons tous, mais nous ne craignons personne" ("Rispettiamo tutti, ma non temiamo nessuno") - ma quando questa frase viene pronunciata da Pierre Garonnaire dopo che il sorteggio dei quarti ha accoppiato il Saint Etienne alla Dinamo Kiev, nessuno la prende sul serio.
-fine prima parte-